Premettiamo che la tesi sostenuta in questo articolo è che nelle aziende italiane gli equilibri numerici tra permanent e temporary rimarranno sostanzialmente invariati per molto tempo.
Ora vediamo perché, partendo da una breve analisi del contesto.
Approccio tattico o strategico
Interim o temporary management che sia, secondo l’accezione anglosassone (temporary) o italiana (interinale), risulta evidente dal nome che si tratti di un servizio alle aziende, che non può essere paragonato alla selezione e all’inserimento di un permanent in organico, solitamente top manager, se vogliamo mantenere il confronto.
Se di servizio si tratta, il senso della portata strategica dell’intervento di temporary management sembrerebbe un po’ debole.
Nonostante ciò, rispetto a esperienze dirette da parte di un discreto numero di Temporary Manager professionisti, sembra invece che le premesse di ogni missione di temporary management siano strategicamente rilevanti per le aziende committenti; sono solo temporanee, questo sì, ma strategiche.
Ma è una realtà tutta italiana? Probabilmente, entro certi limiti, lo è, ma cerchiamo di accordare questo apparente paradosso.
La nostra tesi è la seguente: le aziende inseriscono un progetto di temporary management in un contesto di rilevanza strategica per l’azienda ma lo approcciano, dal punto di vista della gestione del personale, in modo assolutamente tattico.
Che ci siano delle curiose similitudini, in questa fase storica, nel processo di selezione delle aziende tra un permanent o un temporary, è un fatto conclamato, ma non per ragioni legate alla visione, o a un cambiamento di visuale sull’organizzazione; si tratta per lo più di pura tattica.
Non finiremo mai di pensare, e dire, che in questa fase di crisi e ripensamento evolutivo di molti mercati (praticamente tutti), molti imprenditori italiani abbiano le idee così poco chiare (come dargli torto) che, nel dubbio, preferiscono “provare” un TM piuttosto che selezionare un permanent e poi rendersi conto di aver sbagliato.
È incoraggiante sapere, per un Temporary Manager, che nelle aziende, per rafforzare l’organico, si consideri sempre di più anche la soluzione temporary.
“Il Temporary Manager è come lo specchio della verità.”
“Il Temporary Manager avrà poche remore nel comunicarmi come stanno veramente le cose.”
“Il Temporary Manager entra ed esce dalle aziende con facilità; è flessibile per definizione.”
“Il Temporary Manager ha più esperienza rispetto a qualsiasi manager che io mi possa permettere di inserire.”
“Il Temporary Manager, alla fine, mi costa meno e vale di più.”
In altre parole, l’imprenditore percepisce che il Temporary Manager lo aiuterà, anche a sua insaputa (del TM), a chiarirsi le idee su come orientare la sua nuova strategia, evitando errori che potrebbero avere ripercussioni pesanti sull’organizzazione e sulla sua immagine di imprenditore lungimirante.
Ma allora, perché non inserire solo Temporary Manager in azienda, nelle posizioni apicali dell’azienda?
Questa è una provocazione voluta, per estremizzare il concetto e poter cogliere il punto di equilibrio della questione.
Possiamo quindi affermare che ciò non avviene, che ciò non può avvenire, per 3 ragioni:
- evidenti motivi di immagine
- evidenti motivi di continuità – responsabilità
- e, verità più recondita, per motivi di status
Immagine
Se ho un parco clienti a cui trasferire una certa immagine, potrò farlo solo presentando una squadra che abbia una storia da raccontare e che essa stessa rappresenti la storia.
Continuità – responsabilità
Il contratto psicologico che si instaura tra imprenditore e top management permanent è basato sul lungo periodo, e riguarda prima di tutto l’impegno, il senso di appartenenza, la vicinanza al progetto, le relazioni tra colleghi e, non ultimo, il desiderio di far bene per conservare la propria posizione in azienda, ed eventualmente crescere.
Status
“Come posso sentirmi veramente il Capo, se i miei vertici sono occupati da figure per definizione indipendenti, che non riconoscono il capo in quanto tale, ma un committente-imprenditore, e spesso sono figure sovradimensionate rispetto al loro ruolo?”
Per tutte queste ragioni, riteniamo che permanent e temporay non siano vasi comunicanti, ma ruoli che, sebbene basati sulle stesse esperienze professionali e orientati agli stessi obiettivi aziendali, riposino su piani completamente diversi, sia nei confronti dell’imprenditore sia nei confronti dell’organizzazione.
Conclusione
Permanent e Temporary sono ovviamente entrambi utili e funzionali alle aziende, ognuno nell’ambito del proprio status professionale; è possibile immaginare in futuro una leggera crescita dei Temporary Manager nelle aziende, perché finalmente la figura acquisisce rilevanza e conoscenza presso imprenditori e HR, ma per la scelta Temporary rimangono sempre prevalenti i motivi contingenti rispetto a quelli legati a un cambio di strategia nella gestione del personale ai massimi livelli gerarchici.
Quanto affermato fin qui, riguarda aziende vivaci, con prospettive di crescita davanti a loro, che magari conoscono una battuta d’arresto, ma che non sono in profonda crisi.
Se l’azienda è in crisi
Nel caso di aziende in crisi, la situazione è completamente diversa.
Il temporary management, in questi casi, è una possibile opzione di intervento tra diverse disponibili (consulente, commercialista, ecc.), che presenta alcuni vantaggi; per citarne solo alcuni: presenza in azienda e ruolo operativo, esperienza specifica in aziende simili, possibile gioco di squadra.
Dunque, nel caso di aziende in crisi, tra permanent e temporary non c’è storia, prevale di gran lunga il ricorso al temporary management.
Ingresso immediato in azienda, esperienza certa e comprovata, idee chiare su cosa e come agire, diverse opzioni sul tavolo e, non trascurabile, nel caso in cui si intravvedesse l’opportunità di salvare, di rilanciare l’azienda, o finanche di metterla in condizione di essere appetibile per una possibile acquisizione, la possibilità di far entrare una vera e propria squadra di Temporary Manager, che agisca in contemporanea su diversi fronti, ma coordinati da un’unica testa.
In questi casi, onestamente il confronto non regge con qualsiasi altra soluzione nelle mani di un imprenditore o di un CdA avveduto.