Le precauzioni, ovvero Come proteggere il nostro futuro
La scommessa è rendere il processo di digitalizzazione e di progressiva automazione INCLUSIVO e NON ESCLUSIVO, in termini sia di partecipazione di molti sia di condivisione dei benefici per molti.
Il primo obbiettivo che deve essere mirato, dalle singole strutture aziendali e complessivamente dalle strutture di Governo è di utilizzare queste tecnologie per aumentare le ricchezze dei Sistemi Paese.
Solo un aumento della ricchezza totale può fornire le risorse per poter gestire il cambiamento in modi non traumatici.
In un ambito come quello attuale, sembra esserci poco spazio per una decrescita felice, salvo essere tutti disposti a rinunciare a molto di quello che abbiamo, cedendo alla spinta pressante di chi non ha avuto finora accesso a ciò di cui in molti disponiamo nel nostro mondo conosciuto.
Ulteriore elemento deve essere di mirare al modo di rendere l’accesso a questa maggior ricchezza da parte di molti, mediante politiche di ridistribuzione, non necessariamente esclusivamente in forma assistenziale.
L’introduzione delle tecnologie digitali, compresa quella della robotica, se ha il solo fine di ridurre i costi e massimizzare i profitti, sostituendo gli umani nelle attività che possono essere completamente automatizzate, porterà a gravi disagi sociali, con l’estromissione delle persone più deboli e meno professionalizzate.
Solo se l’adozione delle tecnologie digitali porterà un incremento della ricchezza complessiva, allora ci sarà la possibilità di poter superare la prima fase negativa di sostituzione di lavori con sistemi automatizzati e quindi di poter ulteriormente aumentare l’occupazione in attività nuove, oggi anche non esistenti, che consenta il mantenimento di un equilibrio sociale adeguato.
Lo stesso fenomeno è avvenuto con la prima rivoluzione industriale, quando l’introduzione delle macchine a vapore ha portato prima alla estromissione dal lavoro di grandi masse di lavoratori generici e poi alla generazione di nuove attività collaterali, non più esclusivamente manuali.
Si tratta insomma di aumentare la Produttività e il PIL complessivo a livello mondiale.
Il Boston Consulting Group ha studiato il sistema economico della Germania, cercando di valutare mediante un loro modello, l’evoluzione del mercato del lavoro derivante dalla introduzione delle tecnologie digitali.
Dall’analisi e valutazione eseguita, emerge che se il PIL addizionale prodotto dalla introduzione delle tecnologie digitali non supera la soglia minima dello 0,5%, si profila un saldo occupazionale negativo, tra quanti saranno esclusi e quanti rientreranno nelle nuove attività.
In sostanza, l’incremento di tecnologia deve portare a un aumento di ricchezza globale, non solo a una ipotesi di riduzione dei costi di produzione. Solo a queste condizioni sarà possibile continuare a mantenere un livello di benessere accettabile per tutti.
(Ricordiamo che in Germania oggi il livello occupazionale della popolazione in età da lavoro è dell’ordine dell’80%, mentre in Italia siamo introno al 57%, quindi gli effetti possono essere anche molto peggiori o molto migliori, esaminando il con testo nazionale.)
Altrettanto significativo è verificare che non tutti i lavori cresceranno, ma ci sarà un’importante differenza tra le varie attività, con alcune attività e settori più a rischio.
Sempre per il BCG, vedi diagramma qui sotto, i lavori che tenderanno a crescere saranno i ruoli dedicati allo sviluppo IT e R&D, mentre quelli che diminuiranno, saranno quelli più strettamente connessi alle attività produttive.
Quindi le prospettive sono tutte negative e ineluttabili?
Beh, sembra che ci sia qualche tempo per potersi quantomeno preparare, sia alivello sociale, che a livello personale, forse soprattutto in questo secondo ambito.
Di fatto l’estrema novità della “rivoluzione” che stiamo vivendo e la rapida velocità di cambiamento che stiamo osservando e subendo è tale per cui per la prima volta nella storia dell’umanità, l’introduzione di novità tecnologiche procede con un ritmo ormai superiore alla nostra capacità di assimilare le stesse tecnologie a livello professionale e industriale, se non anche a livello personale.
In effetti, la continua evoluzione è tale che strumenti e servizi di oggi, già la prossima settimana saranno superati e sostituiti da nuovi o comunque già omologati in applicazioni simili, diluendone l’effetto.
Il diagramma qui sotto, elaborato da McKinsey, prova a ipotizzare come sia diverso l’andamento della evoluzione tecnologica, rappresentata in rosso, rispetto alla capacità effettiva di assorbire tali tecnologie in ambito professionale, rappresentate in blu.
Secondo tale interpretazione, solo i pionieri delle applicazioni reagiscono in tempi rapidi, ma nella media si prevede un tempo di messa a regime dell’ordine di diversi anni, periodo nel quale le aziende dovranno elaborare e pianificare le loro strategie, le persone potranno quantomeno provare a progettare e pianificare il proprio futuro e la società potrà avere modo di elaborare le nuove situazioni e quindi dotarsi dei meccanismi necessari di protezione per il mantenimento di un livello di equità minimo, non negoziabile, per tutti.
A livello sociale e macroeconomico, come già hanno anche dichiarato personalità quali Joseph Stiglitz e Philip Kotler, in ogni caso sarà necessario realmente ripensare il Capitalismo, riformandone le logiche: di fatto, prima che di un fatto economico, si tratta quindi di un fatto culturale.
Le leve su cui agire a livello globale, possono a mio avviso essere riassunte in tre macrocategorie, ovvero:
- FORMAZIONE
- PROTEZIONE
- SUPPORTO
FORMAZIONE:
Si stima oggi che più della metà dei bambini delle scuole elementari saranno impiegati in lavori che oggi non esistono.
Le aziende e le organizzazioni per poter progredire hanno necessità di nuovi skills, molti di tipo tecnico, ma anche di tanti soft skills di carattere sistemico.
Già oggi sono ormai consolidati, almeno nell’immaginario collettivo, professioni che fino a pochi mesi fa non esistevano e di cui nessuno pronosticava lo sviluppo, quali, per esempio, i Data Scientist, gli Experience Designers e altri analoghi dedicati allo sviluppo dei processi digitali.
Le generazioni attualmente nel mercato del lavoro, dovranno puntare al loro rapido adeguamento e sviluppo, per rispondere alla trasformazione del lavoro, ancora prima della trasformazione del mercato del lavoro.
La formazione dovrà rivedere i suoi meccanismi, puntando allo sviluppo delle potenzialità, in logica meno di concorrenza e più di condivisione di idee, obbiettivi e risultati. Dovrà maggiormente puntare alla innovazione nei metodi, promuovendo la diffusione della cultura e delle informazioni e rendendola disponibile facilmente, rapidamente a masse di persone sempre più ampie, per esempio forzando metodologie come e-learning e collaborazione strette con aziende, supportandole nella progettazione dei piani di formazione e finanziandole nella loro attuazione.
Da non dimenticare infine l’aspetto strategico delle ricadute: un posto di lavoro a elevato skill, genera necessità di circa cinque posti di lavoro in ambito supporto e servizi (ristorazione, lavanderie, parrucchieri, fitness centre, assistenza medica, ecc.), favorendo l’effetto aggregazione di persone attorno a poli di competenze e distretti specializzati.
PROTEZIONE:
Il tema è delicato, in quanto in questo ambito si collocano iniziative di carattere legislativo, di regolamentazione dei fenomeni, per il beneficio dei più deboli, ma ricadono anche azioni più miopi e populiste, di tipo protezionistico, che rischiano di creare fenomeni di contrasto sociale, come, ad esempio:
- taxi contro UBER;
- protezionismo di Trump;
- sovranismo europeo, e non solo, nel tentativo di proteggere ambiti locali, a fronte di fenomeni globali
- tassazione sull’impiego dei robot, di cui si è parlato nella Commissione Europea;
- tassazione sui livelli di automazione delle imprese.
In ogni caso, in un ambito dove le regole non sono più idonee, è necessario impostare NUOVE REGOLE, nell’interesse generale, con il rischio però di cercare non tanto di regolamentare, cosa indispensabile, ma soprattutto di arginare l’evoluzione a livello locale, con effetti disastrosi per persone e società che ricadono in questi perimetri.
SUPPORTO:
Ovvero politiche di sostegno alla ridistribuzione della ricchezza e di assistenza:
- Distribuzione del reddito e del Welfare, mediante incrementi dei salari, redistribuzione del reddito e politiche di tassazione e spesa
- Riduzione delle tassazioni sul lavoro, o comunque rendere l’impiego più conveniente per le aziende, tale da non indurle a ridurre l’occupazione a favore di un eccesso di automazione
- Tassazioni sulle rendite finanziarie e sui patrimoni del primo 1% della popolazione, che oggi possiede il 20% della ricchezza (in USA il livello di tassazione massimo era fino al 90% nei momenti della recessione del ‘29, mentre nel 2016 era dell’ordine del 35% e le politiche di Trump le stanno riducendo ulteriormente)
- Diffusione della proprietà del Capitale, ovvero favorire la distribuzione della ricchezza e dei profitti delle aziende mediante partecipazione diretta ed indiretta dei lavoratori agli utili della produzione. Negli USA agendo sulla detassazione, il livello degli ESOP (Employee Stocks Ownership Plans) ha visto incremento da 250.000 persone nel 1975 a 14 Milioni nel 2013 (Fonte: UNICREDIT – Ricerche Economiche n. 36 del 31/08/2016 – The rise of machines: economic and social consequences of robotization). In questo modo, i lavoratori delle imprese possono partecipare allo sviluppo delle loro stesse aziende godendone i benefici non solo traducibile in mantenimento dell’occupazione ma anche in forma di redistribuzione dei profitti generati con la propria attività.
I RISCHI
Secondo il GLOBAL RISKS REPORT 2017, elaborato dal World Economic Forum, le innovazioni possono essere portatrici di anche di un elevato tasso di rischio sociale.
Qui sotto i l’elenco dei rischi legati alle innovazioni tecnologiche
Sempre nella stessa sede, vengono identificate tra le varie tecnologie, quelle che per ridurre i rischi intrinseci, necessitano di maggiori e più rapidi processi di regolamentazione, ovvero:
- Intelligenza Artificiale
- Robotica
- Biotecnologie
- Stoccaggio e distribuzione dell’energia
- Stoccaggio e distribuzione dei dati
Tralasciando il settore delle Biotecnologie, che merita delle trattazioni separate e che spesso non è considerato, a mio avviso con errore, parte del processo di digitalizzazione in ambito industriale, tra i fattori a maggior necessità di regolamentazione vediamo i seguenti:
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Enormi rischi aperti legati al controllo ridotto sui sistemi.
Ad oggi agiscono già sotto meccanismi di Intelligenza Artificiale elementi , quali:
- scrittura dei report di avvenimenti sportivi,
- piani di volo militari,
- mercato azionario,
- automobili autoguidate
È in corso da tempo un dibattito sulla generazione di piattaforme AWS (Autonomous Weapon Systems), con grande rischio di possibilità di generazione di azioni catastrofiche, senza controllo umano, solo per automatismo o logica decisionale “ a tavolino” (molti forse ricordano un film di qualche anno fa’ “War Games”, beh oggi è più reale e vicino di quanto si possa pensare).
Microsoft, Google, Amazon, Facebook hanno formato partnership dedicata alla AI, con obbiettivo di analizzare i benefici ottenibili e gli aspetti etici connessi.
Si tratta di società private, che operano in completa assenza di enti pubblici di governo e di regolamenti: esiste un rischio di posizione dominante?
ROBOTICA
Le applicazioni robotizzate aprono il rischio di una riduzione consistente di posti di lavoro per le fasce più deboli, addetti alle operazioni ripetitive, manuali e non, più facilmente sostituibili.
Ciò porta insito un grande effetto di Aumento delle differenze, con rischio di processi seri di instabilità sociale.
Si aprono inoltre grandi rischi ed incertezze legate alla responsabilità oggettiva: di chi è responsabilità il comportamento di un robot dotato di capacità di autoapprendimento e cognitive (AI)?
Di un sistema autonomo di trasporto persone?
Infine si aprono temi di tipo Etico: dove finisce una macchina e comincia una coscienza?
CONNETTIVITÀ: DATI ED ENERGIA
Tutto il sistema delle nuove tecnologie digitali e il mondo che ne seguirà, saranno sempre più dipendenti dalle sorgenti di alimentazione e di produzione di energia.
Già oggi le centrali di stoccaggio e gestione dati che generano l’apparente ambiente etereo dei Cloud sono sempre più grandi, diffuse ed energivore, quindi sensibili a guasti, accidentali o volontari.
Sistemi collegati tra loro per scambio dati e interazione profonda di processi sociali, quali per esempio il sistema di controllo del traffico aereo, quello ferroviario e delle automobili autoguidate, sono drammaticamente esposti a rischio di guasti a cascata, a seguito di problemi anche localizzati, che siano di tipo energetico o logico.
Anche nel recente passato, è successo che reti di distribuzione energetica, ormai interconnesse a livello sovranazionale, a fronte di un piccolo guasto locale abbiano generato enormi black out, che hanno richiesto anche diversi giorni per la risoluzione.
Ulteriore enorme rischio è insito alla esposizione di Cyber-attacks.
Oggetti connessi, sempre in maggior quantità e facilità, dagli smartphone agli elettrodomestici, alle macchine di produzione, moltiplicano le possibilità di intrusione e veicolo di virus informatici o comunque elementi di destabilizzazione delle reti informatiche.
Le infrastrutture per le gestione delle connessioni (energie e dati) sono sensibili :
- Ad attacchi fisici (terrorismo o guerre, anche secondarie)
- A cyber-attacks (terrorismo o guerre “profonde” – vedi caso elezioni USA/Russia)
- A tempeste solari
- A disfunzioni dei software
CONCLUSIONE
Come spesso succede quando si affermano innovazioni tecnologiche radicali, si entra in un mondo sconosciuto, caratterizzato da assenza di regole specifiche.
Il tema, quindi, ancora una volta sembra essere non tanto l’Evoluzione Tecnologica, ma l’uso che l’uomo saprà fare di essa.
Bisognerà decidere tra liberalismo assoluto e regolamentazione, tra concentrazione delle ricchezze e welfare diffuso e non ultimo, tra sfruttamento delle risorse del pianeta e, forse, sopravvivenza dell’uomo moderno.
Il tutto in una fase dove politicamente la spinta centripeta verso le “nazionalità” sembra prevalere rispetto a un approccio di maggior “condivisione”, che in un momento di evoluzione globale come quello che stiamo vivendo, rischia, nel medio periodo, di lasciare più esposte le fasce più deboli, quelle che necessiterebbero di maggior protezione, quelle meno skillate, meno istruite.
Tuttavia, vorrei chiudere con le parole di Barack Obama in chiusura di una famosa intervista a WIRED, che dimostra grande fiducia nell’uomo, nella sua capacità di evoluzione, di ragionamento e di adattamento:
“I tend to be optimistic… Historically we’ve absorded new technologies, new jobs are created, and standard of living goes up”.